Gay & Bisex

ZIZI'


di amolafi
30.12.2019    |    8.066    |    4 8.5
"In special modo Zizì che già di suo aveva i lineamenti molto dolci, sembravano proprio due fighe, e che fighe..."
Erano le cinque del pomeriggio e mancavano ancora molti chilometri per arrivare sulla Costa Brava dove io e Gerry, un mio collega di lavoro, avevamo deciso di trascorrere le nostre vacanze. Passando davanti a un campeggio nelle vicinanze di Sete, nel sud della Francia, decidemmo di fermarci per cenare e passare la notte, il mattino seguente saremmo ripartiti.
Mentre stavamo piantando la nostra canadese si avvicinarono un gruppo di ragazzi e ragazze per presentarsi e darci il benvenuto. Tre di loro in particolare attirarono la mia attenzione, due erano Erik e Zizì, evidentemente omosessuali, entrambi con un leggero trucco agli occhi, un’ombra di rossetto e dalle movenze effeminate e la terza era Yvette, una ragazza dalle forme giunoniche che nel presentarsi disse che amava i ragazzi italiani perché erano bravi a fare l’amore. Direi proprio una bella accoglienza.
Per la lingua non c’erano problemi, io con il mio francese scolastico che avevo coltivato anche dopo la scuola e i ragazzi francesi che conoscevano qualche parola di italiano e i due, Erik e Zizì parlavano un’italiano discreto ci misero subito a nostro agio.
Dopo avere cenato al ristorante del campeggio, ci invitarono a passare la serata con loro sulla spiaggia intorno a un falò dove, a un certo punto non vidi più Gerry e guardandomi bene intorno vidi che non c’era neanche Yvette. Non avevano perso tempo e si erano appartati per scopare, infatti dopo un po’ li vidi arrivare dalla parte buia della spiaggia tenendosi per mano.
Decidemmo di restare per passarvi la nostra vacanza e tutto filò liscio fino a tre giorni prima di partire per tornare a casa.
Era la vigilia di Ferragosto e Gerry, innamorato cotto di Yvette, le fece un discorso del tipo: “Vorrei portarti con me in Italia, sposarti e vivere insieme tutta la vita, oppure vengo io da te, mi cerco un lavoro e ci sposiamo.”
Nella sua semplicità e naturalezza Yvette gli rispose che non aveva nessuna intenzione di legarsi con un ragazzo e preferiva continuare a vivere da persona libera di fare l’amore con chi voleva. Aggiungendo, poi, che anche in quei giorni passati con lui aveva fatto l’amore con altri ragazzi della compagnia, tra i quali anch’io.
Gerry non la prese bene e cominciò a strattonarla insultandola pesantemente e dandole della troia, puttana e tutto quello che gli veniva in mente di dirle per offenderla, glie la togliemmo dalle mani e finito di offendere Yvette cominciò a prendersela con me, gli importava poco che gli altri del gruppo l’avevano scopata, ero io che non avrei dovuto per rispetto nei suoi confronti e non bastò che gli dicessi che se l’avevo scopata era perché sapevo che l’avevano già fatto gli altri e non volevo essere l’unico a non farlo. Arrivammo quasi alle mani e al colmo dell’incazzatura, Gerry, prese le sue cose dalla tenda e sparì nella notte dicendomi che mai più mi avrebbe rivolto la parola.
Quella sera, per consolarmi dall’essere stato abbandonato dall’amico, Yvette dormi nella mia tenda.
Per la sera di ferragosto, la direzione del campeggio aveva organizzato una festa a tema, arrangiandoci con quanto avevamo o riuscivamo a recuperare dovevamo truccarci da pellerossa. Noi ragazzi la risolvemmo con due fazzoletti legati in vita, uno davanti e l’altro dietro sopra gli slip a coprire le pudenda sul tipo della patella che portavano gli indiani che avevamo visto nei film western, una stringa da scarpe sulla fronte per tenere una piuma di gallina recuperata dagli scarti della cucina e delle righe di rossetto sul viso, le ragazza si arrangiarono con qualche vestitino corto e nastri colorati sulla fronte o i i capelli a treccia tipo Pocahontas. Ci stavamo guardando prendendoci in giro per come eravamo conciati quando arrivarono i due gay che ci lasciarono a bocca aperta. Non si sa dove avevano recuperato due abitini corti tutti sfrangiati, il trucco più pesante del solito e le fasce colorate sulla fronte completavano l’opera. In special modo Zizì che già di suo aveva i lineamenti molto dolci, sembravano proprio due fighe, e che fighe.
Dopo la festa chiesi a Yvette se veniva ancora da me ma lei mi rispose che quella sera non sarebbe stata lei a farmi compagnia. Pensai che forse non avevo compreso bene e interpretai come se mi avesse detto che non veniva e non “non sarò io a farti compagnia”.
Dopo essermi un po’ ripulito dal rossetto entrai nella tenda e mi sdraiai prendendo sonno quasi subito, ero su un fianco e venni svegliato da una mano che dopo avermi accarezzato la schiena girava sul fianco per arrivare al ventre prima di infilarsi nello slip prendendomi il cazzo a mano piena. Pensando fosse Yvette che aveva cambiato idea mi girai e nel semibuio riconobbi Zizì, dopo tutto, pensai, un pompino da Zizì è meglio che niente e lo lasciai fare. Dopo avermi sfilato lo slip cominciò a stuzzicarmi la cappella con piccoli tocchi di lingua, scendere fino ai testicoli giocandoci sempre con la punta della lingua per poi risalire leccandomi tutto il cazzo fino a riprendere il giochino con la cappella. Sentivo di averlo duro come un sasso per l’eccitazione e non vedevo l’ora di sborrargli in gola ma lui si staccò, si tolse gli slip e si girò offrendomi il suo culo e chiedendomi di prenderlo.
“Senza la possibilità di lavarci e per questioni di igiene senza preservativo non posso accontentarti, se vuoi puoi continuare con la bocca, di più no.”
Riprese a pomparmelo con più decisione e dopo poco gli sborrai in bocca. Rilassato poco dopo mi addormentai mentre lui continuava a baciarmelo e a succhiarlo. Mi svegliai che cominciava a schiarire e lo trovai tutto rannicchiato con la testa sul mio ventre, proprio come un bambino che si addormenta con il ciuccio in bocca.
Il pomeriggio seguente Yvette mi disse che gli aveva lasciato il posto perché Zizì gli aveva confidato di essere innamorato di me fin dalla prima sera e avrebbe voluto più di ogni cosa una notte d’amore con me e da buona amica lo aveva accontentato confidando che io non mi sarei tirato indietro. Poi mi disse di farlo felice in quell’ultima notte che avrebbe portato nel cuore tutta la vita.
La sera era l’ultima prima della partenza e quando mi ritirai in tenda Zizì era già dentro. Come la sera precedente cominciò con il suo gioco di lingua che sortì lo stesso effetto di farmelo diventare di pietra e poi prese dalla tasca dei pantaloni un preservativo e me lo infilò prima di girarsi offrendomi il suo culetto. Lo puntai contro l’ano e cominciai a spingere lentamente ma con decisione fino a quando sentii che era dentro tutto, poi cominciai con piccoli movimenti e poi sempre con più forza a pomparlo spingendo ogni volta più che potevo fino in fondo soffermandomi qualche istante per farglielo sentire bene e dando ogni tanto una serie di spinte veloci per poi sfilarlo fino quasi a uscire prima di riprendere il gioco. Mi accorsi che mentre lo pompavo si stava segando e lo fermai:
“Non farlo, ho una sorpresa per te.”
Quando venni rimasi con il cazzo piantato nel suo culo fino a quando divento molle e uscì da solo e lui dopo avermi tolto il preservativo cominciò a pulirmelo con la lingua e con lunghe succhiate. Mi girai e gli dissi che se voleva poteva scoparmi ma senza mettermelo dentro l’ano, me lo doveva mettere in mezzo alle gambe e l’avrei lasciato sborrare, però dopo avrebbe dovuto pulirmi. Mi venne sopra e me lo mise tra le cosce e cominciò a pompare ma era talmente eccitato che venne subito sborrandomi sul culo e sui testicoli, mi girai e mi misi in posizione ginecologica per farmi pulire e lui andò giù di lingua leccandomi l’interno cosce, poi i testicoli e infine soffermandosi con la punta della lingua sull’ano e quando si accorse che mi ero eccitato di nuovo ricominciò con il suo gioco di tocca e fuggi. Gli chiesi se avesse un altro preservativo e lo scopai di nuovo, ma questa volta, ero appena venuto e durai a lungo, sentivo il mio cazzo entrare e uscire da quel buco che me lo stringeva come una morsa ma non riuscivo a venire, cominciai a spingere con violenza e mentre lo scopavo sentivo che piangeva pensai che gli stessi facendo male ma piangeva pensando che dopo quella scopata non avrebbe più preso il mio cazzo. Quella notte non dormì, la passò baciando e leccando il mio cazzo.
La mattina seguente mi accompagnò fino al cancello del campeggio e nel salutarmi mi disse che lui l’anno seguente sarebbe stato ancora li e mi avrebbe aspettato, poi si girò e corse via piangendo.

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